sabato 3 agosto 2019

Sono tornati




    




             Lo avevano atteso per secoli, e finalmente era ritornato. In modo un po’ casuale, gli era toccato di nascere da una donna africana, in una capanna di paglia e di fango. Quasi peggio della prima volta. Per di più, sua madre si era messa in testa di raggiungere l’Europa, insieme con quello che tutti credevano essere suo padre. Si erano messi in cammino, per settimane e settimane, che Lui aveva solo tre mesi. Suo padre era stato torturato e picchiato. Sua madre aveva rischiato di essere stuprata, fortuna che qualcuno da lassù doveva aver evitato che succedesse il peggio. In ogni modo, erano arrivati dove la terra finisce e inizia il mare. Di là del mare c’era l’Europa, con le case, i negozi, gli ospedali, i luna park e i teatri. Lo sapeva solo sua madre, che suo figlio era Lui, come solo le madri possono saperlo. Neanche suo padre, non ancora.
Provarono ad attraversare il mare, ma furono respinti prima dalle onde, poi dagli uomini. Provarono e riprovarono, finché non ci riuscirono; furono raccolti da una nave, sbarcati su un’isola dell’Italia. Salvi.
In un piccolo paese italiano, suo padre trovò un lavoro, dieci ore al giorno per pochi soldi; sua madre si occupò di lui. Crebbe, divenne un ragazzo, poi un uomo. Non c’era fretta, erano trascorsi secoli.
Finalmente venne il tempo di iniziare l’opera per la quale era stato mandato sulla Terra. Stavolta, però, aveva bisogno dell’aiuto delle persone giuste. E stavolta aveva la possibilità di riportare sulla Terra chi sulla Terra non c’era più.
Uno che gli era piaciuto, ultimamente, si chiamava Ernesto. Era un argentino, ma aveva vissuto molto a Cuba ed era morto in Bolivia. Lo richiamò in vita come solo lui avrebbe potuto fare.
– Vieni Ernesto, o preferisci che ti chiami Che?
– Come preferisci, cioè, come ti viene meglio, cioè...
– Vabbe’, ho capito, ti chiamo Che. Ricordati il nostro patto...
– Quale patto?
– Te lo sei già dimenticato? Tu ritorni sulla Terra purché non ammazzi nessuno. Stavolta si fa come dico io, altrimenti ti rispedisco subito da dove sei venuto.
– Giuro. Neanche una mosca nera e fascista.
– Bene, Che. Lo sai perché ti ho voluto con me, in questa nuova avventura sulla Terra...
– Lo so. Devo occuparmi dei problemi materiali degli esseri umani, mentre tu sei alle prese con quelli dello spirito.
– Giusto. Fai conto che questo sia un governo, tu saresti il ministro della sanità, ma anche quello dell’istruzione e della giustizia...
– Tanto, mica sono un comune mortale, posso ricoprire quanti incarichi voglio...
– Non montarti la testa, ora, non sei onnipotente...
– Onnipotente no, superdotato sì. Non vedo l’ora di cominciare.
– Non devi avere fretta, non lo sai che per noi che veniamo dal Cielo, un secolo dura poco più di un giorno?
– Non ho ancora capito cosa siamo venuti a fare.
– Come? A completare l’opera, tu e io.
– Che strana coppia...! E dire che quando ero in vita mi sarebbe piaciuto fare miracoli, ma...
– Quelli lasciali a me. Vorrei che ti concentrassi sulla soluzione dei problemi pratici. Ad esempio: facciamo in modo che tutti gli uomini della Terra abbiano cibo, acqua, medicine per curarsi.
– In questo sono la persona giusta. Sono un medico, lo sai...
– Vedi, Che, mi sono dovuto ricredere. Snobbavo la tua idea di realizzare il paradiso sulla Terra, per me il paradiso era uno soltanto, quello del regno dei cieli. Poi mi sono detto: perché gli uomini devono soffrire in vita per gioire da morti?
– La morte dura in eterno, la vita non è che un passaggio...
– Che, hai cambiato idea anche tu, da quando sei morto?
– Vedo la cosa da un altro punto di osservazione...
– Allora mi sono detto: devo tornare sulla Terra per trasformarla dall’inferno che è sempre stata a luogo di delizie.
– E hai scelto proprio me come aiutante...
– C’è un altro motivo che mi ha spinto a sceglierti...
– Quale, Jesús?
– Quella foto, che ti hanno scattato da morto, sopra quel tavolo di metallo, coi militari attorno. Mi sono rivisto come in quel dipinto, quello di Mantegna: il Cristo Morto. Mi sono detto: ma quello sono io, secoli dopo. Invece no, eri tu.
– Tutti e due siamo morti ammazzati, Jesús. A me però hanno risparmiato la croce.
– Più grande il supplizio, maggiore la gloria.
– E ora eccoci qua, due bei ragazzi, con i capelli un po’ lunghi, la barba, come tanti altri.
– Quanti hanno voluto imitare le nostre sembianze, qualche decennio fa! Non avrei mai pensato di diventare una moda... E tu, Che?
– Torno e cosa scopro? Che sono stati capaci di fare magliette con la mia faccia stampata sopra. Accidenti, per anni ho continuato a vivere sulle t-shirt... Ora però sono tornato per davvero.
– Siamo tornati... E per portare a termine la rivoluzione, giacché ho capito che gli uomini, da soli, non ci riescono.
– Sicuro, la revolución...
– La rivoluzione dell’amore, Che, della pace universale, dell’armonia con il creato e con il Creatore, della giustizia e dell’abbondanza per tutti gli uomini.
– La rivoluzione proletaria, cioè...
– Che... ricorda i nostri patti. Si fa come dico io. Vedrai che la mia rivoluzione sarà anche la tua rivoluzione...
– D’accordo, d’accordo, Jesúscristo... unto di olii e di saggezza. Allora, da dove cominciamo? Dalle banche? Dalle casseforti? Dalle fabbriche?
– Dal cuore dell’uomo, Che.

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