Perché senza di lui forse non ci sarebbe il Movimento 5 Stelle
(e il PD sarebbe ancora un partito di Sinistra)
"Tutti
abbiamo letto Marx, c'è chi l'ha letto e chi l'ha capito. Chi l’ha letto è
diventato comunista e chi l'ha capito è diventato liberale”.
Silvio Berlusconi, 2006
Partiamo
da questa eloquente frase pronunciata, pare, riferendosi a Fausto Bertinotti citando
Ronald Reagan. Di certo Berlusconi aveva capito che Marx addita al mondo come criminale
approfittatore chi si arricchisce sul lavoro di altri esseri umani, come fa
qualsiasi imprenditore (con l’esclusione di quei pochi che non si
arricchiscono, e non è certo il suo caso).
Nel
1922, gli industriali e la borghesia agraria d’Italia mandarono al governo
Benito Mussolini per scongiurare quello che consideravano il pericolo di una
rivoluzione socialista o comunista, salvo pentirsene un ventennio dopo quando il paese era
ridotto a un cumulo di macerie. Nel 1994, uno dei maggiori imprenditori
italiani, imparata la lezione, decise che era meglio non fidarsi di nessuno e “scese
in campo” personalmente in questa rinnovata battaglia.
Dal
2005 Berlusconi ha intensificato la propria, si direbbe quasi personale, crociata contro il comunismo e tutto ciò che gli somigli anche lontanamente.
Per convincere gli italiani a votarlo annuncia scenari apocalittici: “Se la
sinistra andasse al governo il risultato sarebbe miseria, terrore e morte, come
accade in tutti i posti dove governa il comunismo”.
In
realtà, nell'anno domini 2005 i “posti” dove governa il comunismo sono rimasti
davvero pochi. Uno è la Cina, che sta conoscendo una crescita economica senza
pari al mondo. In realtà, agitando lo spettro del comunismo, Berlusconi (e con
lui i suoi astuti seguaci, gente come Umberto Bossi o Ignazio La Russa) vuole
nascondere la progressiva e inarrestabile avanzata del capitalismo in tutto il
mondo, che lui si guarda bene dal chiamare con il giusto nome ma che confonde
ad arte con il termine “democrazia”. Sempre nel 2005, per screditare
ulteriormente, e bugiardamente, gli avversari politici pronuncia ancora: “Non
credo che gli elettori siano così stupidi da affidarsi a gente come D'Alema e
Fassino, a chi ha una complicità morale con chi ha fatto i più gravi crimini
come il compagno Pol Pot”. Complicità morale, uno come Fassino.
Dunque,
i nemici, più che avversari, di Silvio Berlusconi sono persone come D’Alema,
Fassino, Bertinotti, da lui paragonati a dittatori ripudiati dalla Storia. Esponenti
politici fin troppo moderati, invece, secondo il giudizio di chi, tra gli
elettori, il comunismo lo vorrebbe vedere davvero messo in pratica.
Mentre
la realtà di quegli anni (e degli attuali) mostra come il vero cancro del
pianeta sia il capitalismo, che assoggetta alla legge del profitto gli uomini e
l’ambiente, Berlusconi concentra tutta la sua opera di persuasione mediatica
nel convincere la sua platea che il cancro sia il comunismo, ridotto al lumicino dopo la fine dell'impero sovietico. E proprio come una
malattia tumorale lo affronta, con una sorta di chemioterapia politica che non
deve lasciare alcuna cellula in circolazione. La sua aperta ammirazione per gli
Stati Uniti e i suoi presidenti repubblicani lo porta ad assumere toni da “caccia
alle streghe” anni Cinquanta.
L’operazione
gli riesce così bene (complici anche i molti errori della Sinistra italiana)
che il partito che un tempo si chiamava Comunista, e che dopo vari cambiamenti
di nome e di simbolo ora si chiama Democratico, aliena del tutto le sue radici
e arriva a nominare segretario (per
quali vie resta ancora un mistero per me) un “democratico anticomunista” come
Matteo Renzi (“Ha fatto fuori più comunisti lui in due mesi che io in venti
anni”, dichiara soddisfatto nel 2014). Non solo. La pulizia berlusconiana riesce anche a
fare il vuoto a sinistra del Partito Democratico, instillando nell’opinione
pubblica (e probabilmente anche in molti politici) l’idea che qualsiasi
programma contenga anche solo pochi cenni al marxismo o al socialismo sia da
considerarsi antiquato e nocivo. Il capolavoro di Berlusconi sta nell'associare
l’idea di modernità e benessere all’economia capitalista. A sinistra del Pd non cresce più nulla, proprio
come l’erba dopo il passaggio di Attila, lasciando nel limbo dell’astensionismo
milioni di ex elettori comunisti e simpatizzanti della sinistra estrema, che
non trovano più un riferimento nel quadro politico.
Un
capolavoro a metà, però, perché oltre a combattere una personale crociata
contro le idee marxiste - che se applicate gli avrebbero impedito di costruire
il suo impero economico e di condurre un’esistenza tutta segnata dall’uso del
potere del denaro per ottenere qualsiasi cosa, dalle donne alla fama, dalle
soddisfazioni politiche a quelle calcistiche, fino ai giudizi comprati - Berlusconi
è convinto di potersi avvantaggiare elettoralmente del definitivo e radicale
annientamento dei soggetti politici che si rifanno in qualche maniera al
comunismo. Non sa, invece, che sta aprendo la strada a un nuovo movimento
politico, che non a caso nasce dichiarando di “non essere né di destra né di
sinistra”. Non è di destra perché non ne ha i connotati tipici. Non è di
sinistra perché, dopo Berlusconi, la Sinistra non è più di moda, è diventata
quasi un insulto. È diventato un insulto la parola “comunista”, per cui i
partiti di Sinistra si liberano completamente di tale attributo.
Il
Movimento 5 Stelle ha fra i suoi capisaldi temi che sono stati a lungo
appannaggio della Sinistra (prima della “cura” Berlusconi”), come il reddito di
cittadinanza (ovvero sostegno ai disoccupati e ai poveri, il primo a proporlo
fu Mario Capanna, leader del ’68, poi anche Giovanni Russo Spena di Democrazia
Proletaria), l’acqua pubblica e, più di recente, il no alla Tav. Raccoglie
quindi anche i voti di quanti un tempo votavano a Sinistra e ora non si
riconoscono più nel Partito Democratico, divenuto a tutti gli effetti un
partito di centro (ma, occorre ricordarlo, una volta il centro era costituito
dalla Democrazia Cristiana di cui il Partito Comunista era il più acerrimo
avversario, quindi come può chi è rimasto fedele agli ideali di Berlinguer e
compagni ritrovarsi nelle parole e nelle idee di Renzi e Calenda? Pensiamo all’abolizione
dell’art 18, tanto per citare un esempio).Gli
ideali di Berlinguer non si trovano neanche nel Movimento 5 Stelle, direte, sì ma
almeno gli ex elettori di Sinistra ci trovano delle idee che condividono, e in
questi tempi di "decomunistizzazione" della politica è grasso che cola.
Ecco
perché senza Berlusconi e la sua strenua e lunga campagna contro il comunismo e
la classe dirigente erede del vecchio Pci, forse il Movimento 5 Stelle non
sarebbe mai nato, oppure oggi avrebbe percentuali a una cifra. Ed ecco perché,
oggi, il vecchio ma non ancora pago Berlusconi teme molto di più il Movimento 5
Stelle del Pd, che sa ormai addomesticato alla sua dottrina e incapace di
nuocergli come un tempo (“Se vincerà Grillo non posso immaginare cosa
succederà, si tratta di una presenza inquietante, potranno succedere dei
disordini inquietanti. Grillo non fa più ridere, fa e deve fare paura. I regimi
autoritari sono nati nelle stesse condizioni economiche dell'Italia di oggi”).
Non potendo più parlare di comunismo, ora evoca il rischio di regimi autoritari.
Negli
ultimi decenni, tanti sono stati gli errori della Sinistra italiana, ma il più
grande, l’errore esiziale è stato quello di consentire a Berlusconi di poter
condurre la sua mastodontica opera mediatica di screditamento del comunismo e
del socialismo, non ricorrendo a qualsiasi mezzo per metterlo a tacere.
Sento
oggi ragazzi dire “io non sono razzista”, “io non sono contro gli immigrati”, “io
vorrei vivere in un paese dove i giovani siano valorizzati e abbiano tutti un
lavoro”, “io vorrei non dover emigrare all’estero per lavorare”, “io vorrei non
essere sfruttato, sottopagato, precarizzato”, ma poi anche “io non sono di
sinistra; destra e sinistra sono concetti superati”.
Certo, tolto il marxismo la sinistra è irriconoscibile dalla destra moderata.
Ecco,
questi giovani - e anche tu che mi leggi e pensi le stesse cose - non sanno che
sono tutti figli di Berlusconi.
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