Agosto 1976
Era di moda fumarsi una marlboro, dopo aver fatto l’amore.
Così facevano, allora, un ragazzo e una ragazza in un appartamento del
quartiere Trieste di proprietà dei genitori di uno di essi, in assenza di
questi, sdraiati sul letto matrimoniale, un filo di sudore sulla pelle, le
finestre aperte con le tapparelle abbassate.
– Dici che stavolta ce la rischiamo? – fece il ragazzo
aspirando una boccata di fumo.
– Può essere... non ci sei stato attento come fai sempre, –
rispose la ragazza tenendo la sigaretta fra l’indice e il medio della mano.
– Pensa se ci nasce un figlio... – aggiunse lui.
– No, meglio che non ci penso... – ribattè lei.
– Se nasce femmina mi piacerebbe chiamarla Vittoria. Perché
deve essere una che vince, una forte, una roccia, – proseguì il gioco il
ragazzo.
– Sono d’accordo... ma se nasce maschio lo chiamiamo
Giorgio, – sentenziò la ragazza sbuffando fumo dalle narici.
– Come Almirante?
– Seee... Come Chinaglia.
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